lunedì 7 marzo 2011

L'attaccamento.. John Bowlby..

Parlando di attaccamento non si può non far riferimento a John Bowlby che ha fornito la versione più completa sulla formazione dell'attacamento.
Per Bowlby il bambino piccolo possiede "una predisposizione biologica" che lo porta a sviluppare un attaccamento per chi si prende cura di lui, indispensabile per la sua sopravvivenza.
Ciò implica la necessità di avere a disposizione mezzi che inducano e mantengano la vicinanza con il genitore: il pianto, il sorriso, la lallazione, l'aggrapparsi, il seguire il genitore che saranno efficaci solo se presi in considerazione dalla figura di attaccamento.

L'attaccamento ha dunque la funzione biologica di proteggere la prole e quella psicologica di fornire sicurezza.

L'attaccamento può essere diviso in quattro fasi:

PREATTACCAMENTO da 0 a 2 mesi.
Il bambino mette in atto comportamenti in modo indiscriminato tesi a promuovere la vicinanza di chi si prende cura di lui. Il sorriso, per esempio, è rivolto a qualsiasi essere umano.

SVILUPPO DELL'ATTACCAMENTO da 2 a 7 mesi.
Le persone familiari sollecitano nel bambino risposte di attaccamento più pronte e più intense rispetto a quelle evocate da sconosciuti. Il cambiamento però non è ancora marcato: il bambino accetta in modo indiscriminato cura e attenzione da chiunque.

ATTACCAMENTO BEN SVILUPPATO da 7 a 24 mesi.
Verso i 9 mesi le risposte di attacacmento sono concentrate su persone specifiche e persone non familiari possono essere accolte con diffidenza e timore. Da questo momento in poi le persone che si prendono cura del bambino non sono più intercambiabili.

RELAZIONE GESTITA IN FUNZIONE DELL'OBIETTIVO dai 24 mesi in su.
Da questo momento in poi i bambini divengono capaci di comportarsi con intenzionalità, pianificano le loro azioni in base ad obiettivi e sono in grado di prendere in considerazione i sentimenti e gli obiettivi dell'altro.
Per esempio il pianto può essere utilizzato per richiamare l'attenzione della madre e, quando questo segnale non funziona, è possibile che il bambino lo sostituisca con un altro (chiamare, seguire al madre...)

Un altro aspetto fondamentale che compare in questa ultima fase è costituito dai MODELLI OPERATIVI INTERNI.
Verso i due anni i bambini non solo sviluppano una rappresentazione interna del mondo interno ma anche un modello di se, delle persone che lo circondano e delle relazioni che hanno con queste persone.
Questi modelli fungono da guida per il bambino: gli permettono di anticipare le azioni degli altri e pianificare un'adeguata risposta.

Perchè sono così importanti?
I modelli operativi interni stanno alla base della creazione del modello di sè cioè di come il bambino crea, a livello interiore, la propria immagine.
Si creano sulla base dell'esperienza vissuta dal bambino con le figure con cui  ha creato una relazione di attaccamento e rispecchiano la qualità della relazione con esse.
Se la madre è affettuosa  e benevola, il bambino si aspetterà che la madre sia disponibile come porto sicuro e svilupperà verso essa sentimenti positivi.
Se la madre è fortemente punitiva e respinge il bambino, lo indurrà a provare un senso di fallimento e considerarsi di scarso valore.
Ne consegue che la relazione di attaccamento ha implicazioni psicologiche che vanno al di là del legame stesso.


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