lunedì 25 ottobre 2010

Portare i bambini...Prima parte...

La prima volta che ho visto un bambino nella fascia portato dalla sua mamma è stato amore a prima vista.
La prima domanda che mi sono posta è stata perchè le mamme non utilizzassero questo ausilio per portare con loro i neonati; che, in particolar modo, hanno più bisogno di contatto.
Ciò di cui mi sono resa conto è che il retroterra culturale gioca un ruolo fondamentale nelle scelte delle mamme.
Il timore più grande che fa capolino durante il corso di massaggio è che il bambino possa diventare viziato.
Tutto questo perchè la mamma, la suocera, l'amica e un pò tutti quelli che si ritrovano a dispensare consigli, dopo la nascita del bambino, affermano con estrema convinzione che tenere in braccio il bambino, rispondere non appena inizia a piangere porti il bambino, già appena nato, a divenire viziato.
Penso che il neonato abbia dei bisogni e a questi bisogni la mamma deve rispondere.
Non scordiamoci che il bambino passa 9 mesi nell'utero materno dove si sente sostenuto, contenuto e cullato dai movimenti della mamma.
Il suo è uno sfioramento continuo con le pareti dell'utero con cui è a diretto contatto.
Appena nato il bambino, che già ha affrontato il suo primo trauma rappresentato dalla nascita, si trova ad essere posto nella culla dove non ha percezione dei suoi confini, non avendo nulla che lo contiene attorno, e magari posto in una cameretta da solo onde evitare che i rumori ne disturbino il sonno.
Il bambino ricerca, però, le prime esperienze che ha già vissuto nell'epoca prenatale.
Essere posto a contatto diretto con la pelle della mamma, sentire il suo odore, il battito del suo cuore sono tutti elementi che rassicurano il bambino perchè già sperimentati, vissuti, conosciuti.
Molte mamme affermano che il bambino, una volta messo nella fascia, si addormenta, questo dimostra come, questo strumento, riesce a favorire uno stato di rilassamento e tranquillità nel bambino.
Per quanto riguarda "l'essere viziati" ricerche hanno dimostrato che i bambini cha hanno avuto una pronta risposta ai loro bisogni (l'alimentazione, il contatto prolungato, il pianto) sono bambini che diverranno, in maniera precoce,  più indipendenti dalla mamma. 

mercoledì 13 ottobre 2010

La parola alle mamme...

Ecco alcuni pensieri lasciati dalle mamme dopo la partecipazione al corso:

L. ringrazia Tania per aver insegnato alla sua mamma a massaggiarla, a capire l'importanza del contatto fisico. Un bacio e grazie di tutto.
E' stata una bellissima esperienza che mi ha permesso di imparare a massaggiare la mia bimba e conoscere alre mamme, condividendo emozioni e momenti...La dolcezza di Tania ha contribuito a rendere indimenticabile questa esperienza.
Il corso è stato interessantissimo e bellissimo. Tania sei dolcissima. 
Se già prima del corso adoravo "toccare" mio figlio, adesso ho imparato a non poterne fare a meno! Grazie alla "maestra"!
I nostri bambini si sono conosciuti in pancia e anche le loro mamme hanno affrontato tutto il percorso insieme, ed insieme hanno deciso di partecipare a questo corso. Noi mamme facciamo solo da portavoce a questi bambini per ringraziarti delle cose che ci hai insegnato, ti ringraziano anche le mamme per il rilassamento fisico e mentale che ci hai regalato. Un abbraccio grande.

lunedì 11 ottobre 2010

International Association of Infant Massage - London 2010


Il ripasso della sequenza

Richard Bowlby
Partecipare alla conferenza internazionale "Touching the lives of babies and families" è stato fantastico.
Ho incontrato insegnanti provenienti da tutto il mondo e sapere di essere tutti legati da un unico interesse è stato molto emozionante!!!
La conferenza è stata organizzata dall'UK Chapter in modo impeccabile partendo dal luogo in cui è stata svolta per arrivare ai relatori.
Le esperienze vissute e le conoscenze acquisite in questi giorni mi hannno fatto capire sempre di più quanto il contatto sia una parte fondamentale delle relazioni umani dalla nascita alla vita adulta.
Un pensiero a Benedetta Costa che mi ha trasmesso, nelle poche parole che siamo riuscite a scambiarci, un affetto, una dolcezza che mai avrei potuto pensare.

lunedì 4 ottobre 2010

Sul corso...

Vorreste avere maggiori informazioni prima di iniziare il corso?


Volete avere informazioni aggiuntive che non avete trovato sul blog?

Contattatemi, l'incontro di presentazione del corso è gratuito.

Sono aperte le iscrizioni per il corso di Ottobre...

venerdì 1 ottobre 2010

La relazione di attaccamento

John Bowlby, psichiatra inglese, è stato colui che ha richiamato l'attenzione sul ruolo della madre nell'organizzazione emozionale del bambino  e sulla funzione che la relazione di attaccamento ha sullo sviluppo sociale e sull'autonomia del piccolo.
Il legame madre-bambino è il risultato di uno schema di comportamento innato, il cui significato va ricercato nella protezione dai predatori e dai pericoli da parte di chi si prendeva cura di lui e cioè la madre.

Sono pre-programmati
  • Comportamenti come piangere, sorridere, aggrapparsi detti comportamenti di attaccamento poiché favoriscono la vicinanza del bambino alla madre.
  • La sensibilità ai segnali del figlio da parte della madre, la sua capacità di decodificarne il tipo di pianto, la sua propensione ad accorrere quando il bambino ha bisogno di lei.
  •  La tendenza della madre a farsi incantare dal sorriso dei figli, a rimanere accanto a lui, a parlargli.
Tutto ciò implica, per esempio, che prendere in braccio il proprio bambino che piange non è un rinforzo che rende il bambino viziato ma una risposta adeguata ad un segnale di disagio. I piccoli con madri pronte a rispondere al loro pianto già nei primi tre mesi di vita con il passare del tempo piangono di meno.

Lo sviluppo del legame di attaccamento attraversa quattro fasi:
  1. Dalla nascita fino a circa il secondo mese di vita. Il piccolo manifesta i comportamenti di attaccamento come il pianto, il sorriso, l'aggrapparsi, ma si tratta di segnali che non presuppongono una discriminazione tra persone né prodotti in modo intenzioanle anche se la mamma da significato ad essi
  2. Dal secondo mese fino verso i sei, otto mesi. Il bambino produce e orineta seganli per lo più verso la madre che è colei da cui riceve conforto.
  3. Dai sei , otto mesi fino ai due anni. Il bambino mantiene una relazione preferenziale con la madre con la locomozione o con altri segnali: la segue carponi, piange se si allontana, esplora l'ambiente utlizzandola come base sicura.
  4. Dai diciotto mesi in poi. Tra il piccolo e la madre si crea una relazione reciproca che ha come scopo comune darsi conforto e mantenere la vicinanza. Ora non è più solo la madre a mantenersi disponibile ad ogni necessità del piccolo ma anche il bambino inizia a adattarsi alle necessità della madre. Tutto ciò è legato ad un accrescimento delle capacità linguistiche e di memoria e alla possibilità di rappresentarsi mentalmente gli eventi.
Il bambino diviene così capace di crearsi modelli interni dell'attaccamento, delle rappresentazioni mentali di se stesso e degli altri che riflettono la storia della sua relazione con la figura materna. Tutto ciò avrà un ruolo fondamnetale in diversi ambiti di sviluppo del bambino.